L’effetto Dunning-Kruger nel mondo degli investimenti
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Oggi ti ripropongo un bel articolo di Lorenzo, pubblicato da Investire con buonsenso. Buona lettura!

Viviamo nell’era della conoscenza più o meno disponibile per tutti. L’intelligenza artificiale sta creando delle aspettative incredibili inesistenti anche solo un anno fa. Viviamo però anche un momento storico dove i social stanno diventando una vetrina che troppo spesso premia ignoranti esibizionisti rispetto a persone intelligenti che hanno qualcosa da dire e da insegnare. Che per fortuna continuano a sopravvivere. Ma che, per come sono costruiti gli algoritmi del web, per avere visibilità sono costrette a compromessi che tendono a sacrificare la profondità del messaggio.

Effetti collaterali della libertà di espressione della rete e dello strapotere degli algoritmi.

Questo lago immenso di cultura che abbiamo a disposizione oggi con internet e domani forse, con l’AI, è un immenso bacino dal quale attingiamo tutti in maniera a volte un po’ disordinata (e non sempre da sorgenti di acqua pulita) e che sta aumentando una consapevolezza in ognuno di noi.

La consapevolezza che stiamo diventando, quasi a costo zero, esperti di tante cose.

Con il diritto (o la superbia) di controbattere alla pari su temi spiegati da studiosi che hanno passato buona parte della loro vita a spulciare libri e ricerche.

Furbi noi, perditempo loro, questa quella che rischia di essere l’associazione più semplice ed immediata.

Siamo insomma di fronte all’ispessirsi in maniera parabolica del cosiddetto effetto Dunning-Kruger.

Ma perché quello che sta succedendo nella nostra società è un progressivo affermarsi di stupidità e incompetenza ai danni di intelligenza e competenza?

Bella domanda che probabilmente in futuro aumenterà il peso qualitativo del lavoro di sociologi, psicologi ed antropologi tanto bistrattati a discapito di quella tecnologia, assolutamente importantissima, ma verso la quale si stanno dirigendo tanti (forse troppi) studenti italiani. Perdendo un pò di connessione con la vita reale. Ma questo è un altro tema e come sempre il principio del ritorno verso la media farà anche qui il suo sporco lavoro.

La risposta al quesito precedente, ovvero perché la competenza sembra perdere sempre più autorevolezza, a dire il vero in parte è già stata data proprio all’alba dell’era di internet nel 1999 da due studiosi americani Dunning e Kruger.

Alla fine dell’articolo guardate questo video per capire ancora meglio di cosa sto parlando.

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Quello che Dunning e Kruger scoprirono con i loro test fu che individui poco esperti in un certo campo tendevano a sopravvalutare le proprie abilità.

Al contrario persone con competenze sempre più alte tendevano a sottovalutare la loro reale competenza.

Conoscendo e studiando maggiormente una certa materia ci si rende conto dell’immensità del sapere e della difficoltà di governarlo in toto; questo genera la particolare figura che vediamo qui sotto.

Grafico dell'effetto Dunning-Kruger

Come si vede dalla curva competenza/fiducia, sono proprio i meno competenti ad avere la maggior autostima nelle proprie capacità, ma il problema sta proprio qui.

Ci hanno insegnato ad avere sempre la massima autostima di noi stessi per portare avanti le battaglie personali. Non sempre il sistema educativo (e diversi film Disney) ha fatto però passare il concetto che senza la competenza questa fiducia ha un’utilità pressoché nulla.

Alla fine prenderemo decisioni sbagliate senza riconoscere gli errori.

Ma torniamo al grafico.

Come si vede dalla curva la fiducia in sé stessi scende proprio all’aumentare della competenza perché cominciamo a farci delle domande.

Questo non è un elemento negativo se durante il percorso di vita ci porta gradualmente verso un livello di competenza ancora più alto.

Farsi delle domande e cercare delle risposte è molto meglio che andare avanti per partito preso come un cretino. Da notare poi come l’esperto ha una fiducia nelle proprie capacità inferiore all’ignorante. Un bel paradosso.

Più studiamo, più ci rendiamo conto di non conoscere. Meno studiamo più pensiamo di conoscere.

Lo stesso percorso che personalmente io ho fatto nel mondo della finanza e che questo grafico ha veramente ben sintetizzato.

Partiamo da giovani inesperti e con pochi euro non sapendo bene in che ambiente ci troviamo.

Ma appena aumenta la nostra conoscenza divorando libri di trading e analisi fondamentale, al primo guadagno facile ci sentiamo tutti Warren Buffett.

Investiamo in prodotti sempre più complessi, seguiamo le gesta di qualche guru della finanza trovato per caso sui social con Dubai e Lamborghini sullo sfondo, siamo disposti a pagare fior di quattrini a chi dice di saper vincere in ogni condizione di mercato.

L’effetto Dunning-Kruger è ai massimi, poi l’amara scoperta. I ribassi non si evitano, i rialzi si possono pure perdere e soprattutto che i guru sono tanta fuffa e poca sostanza; questa rivelazione spinge alcuni di noi a ricercare fonti alternative di educazione finanziaria.

Comprendiamo l’importanza di spendere poco, di fare meno movimenti finanziari, senza avere la presunzione di battere il mercato.

E ritorniamo da dove siamo partiti, chiudendo il ciclo della vita. Con più conoscenza, anche più dubbi, ma maggiore umiltà.

Il vero ingrediente di successo nella vita di un investitore.

Il problema dell’odierna era dominata dai social. Se non mostri o non sbraiti o piuttosto non ostenti grandi sicurezze in quello che dici vieni sopraffatto in termini di clic mancati e sei condannato quindi all’oblio della rete. E se la rete ti dimentica il messaggio, anche ricco di competenza, naturalmente si perde.

Potrebbe anche non essere un problema tutto questo, se non fosse che la rete è ormai diventata dominante con tanti personaggi influencer che fanno fortuna e acquisiscono potere proprio sfruttando il picco iniziale della curva, quello che fa colpo su quella fetta di popolazione che pensa di conoscere tutto della vita pur con un livello di conoscenza infimo.

Ma questo è un blog che parla di investimenti, giusto?

Non avete mai avuto a che fare con amici che si professano guru finanziari oppure che consulenti che in modo sicuro vi dicono dove andranno i mercati finanziari nei prossimi anni?

Quanti anni di esperienza hanno queste persone?

Forse voi stessi appartenete a questa categoria?

La risposta è si, tutti conosciamo queste persone e forse noi stessi in certi momenti siamo stati così perché prima o poi nella vita tutti soffriamo dell’effetto Dunning Kruger.

Così come il 95% delle persone pensa di guidare meglio della media degli automobilisti (ma vi siete mai chiesti chi sono i 44 sotto la media che stanno sbagliando ?) , l’88% degli investitori pensa di essere migliore rispetto agli altri nella gestione dei proprio denaro.

Ancora una volta sfidiamo le leggi della statistica.

Comunicazione, Talk, Destra, False

Ed è così che blog o siti finanziari di dubbia qualità raccolgono tanto traffico.

Offrono a tanti investitori esattamente ciò che cercano. Poca conoscenza e tanta narrativa che conferma la nostra abilità personale.

Se penso di sapere tutto quello che serve, perché apprendere ancora?

Il più esperto, al contrario, tende a ricercare sempre qualcosa di nuovo, in grado di ampliare la cultura e la conoscenza, al prezzo di una minor consapevolezza nei propri mezzi e riconoscimento dell’esistenza di esperti ancora più bravi.

Ecco creata la distorsione anche del mondo degli investimenti finanziari (ma non solo) di oggi.

Si allarga a macchia d’olio l’incompetenza con l’educazione relegata su gradini sempre più bassi.

Mi sono chiesto tante volte perché l’educazione finanziaria interessi a così poche persone.

Forse l’effetto Dunning Kruger è una parte della risposta.

Non mi serve l’educazione se penso di conoscere già a sufficienza ciò che è utile.

Ho talmente fiducia in me stesso che non ammetterò mai di essere ignorante.

Perché leggere, studiare e perdere tempo per acquisire ulteriori competenze che non servono? Semplice perché siamo nell’età del buonismo educativo.

Nessuno deve essere messo di fronte ai propri limiti, ciascuno deve avere la massima fiducia in sé stesso. Praticamente ogni studente dalle primarie alle secondarie deve essere promosso. E non lo dico io, lo dicono le statistiche se non che poi arrivano i test internazionali PISA e siamo costretti ad ammettere che non era così.

Avete mai gettato un occhio alle statistiche scolastiche dei promossi bocciati nelle scuole secondarie superiori? E quelle della maturità? In tanti si riempiono la bocca della parola merito, ma poi quando tocca a quelle stesse persone la scocciatura di sborsare soldi per ripetizioni, oppure passare l’estate ad aiutare i figli rimandati con debiti, vengono invocate a gran voce le scuse. Le lezioni online, il Covid, i professori incapaci, lo sport, lo stress da troppe interrogazioni e tante altre baggianate che servono solo per giustificare quello che è, un fallimento.

Che nella vita prima o poi tutti incontrano. Meglio prima che poi dico io.

Proprio il fatto che nessuno voglia (o possa) mettere a nudo l’ignoranza culturale di certe persone preparerà il terreno a cocenti delusioni.

E sarà durissima. Le recessioni generano uno shock immediato nell’economia, ma tutto passerà.

La crisi culturale genererà una regressione permanente e irrimediabile nell’economia personale delle persone che naturalmente non interessa né alla BCE, né ai Governi orientati ad obiettivi di breve periodo purtroppo.

Come rimediare? La soluzione ce l’hanno offerta proprio gli scopritori dell’effetto Dunning-Kruger.

Mettere di fronte gli incompetenti ai propri limiti ed offrire loro un minimo di educazione e tutoraggio che faccia sgretolare le loro certezze.

A quel punto la curva della sicurezza comincerà a scendere e il desiderio di educazione a salire.

La scuola in questo sarà determinante e il finto buonismo lascerà spazio alla vera competenza.

Buon investimento.