Ridurre il caso pessimo
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Sono insicuro da far schifo. Solo che, essendo l’autore di questa sbobba, edito le parti in cui mi espongo di più.

Sta di fatto che passo una parte importante del mio tempo preoccupandomi di non far finire la mia famiglia sotto un ponte. Non so perché ne sono così spaventato, ma in qualche modo scene come queste toccano un nervo scoperto.

La formazione da ingegnere aiuta. Una volta all’anno, proprio in questo periodo, analizzo il conto economico della mia azienda, aggiorno lo stato patrimoniale, rivalutiamo la strategia d’investimento ed i budget e mi tranquillizzo per qualche giorno.

Solo qualche giorno. Si può fare di meglio.

Un buon esercizio, imparato dal buon vecchio Seneca il giovane e ripreso da Tim Ferriss, è quello d’immaginare vividamente il caso pessimo.

Io e la mia famiglia, senza una casa, senza un soldo, probabilmente tossici in procinto di lasciare il mondo in un modo tristissimo.

A questo punto posso farmi due domande:

  • Come ci arrivo a questo scenario?
  • Come posso renderlo meno probabile e meno drammatico?

Ci vedo tre vie.

Disastro geopolitico.

Lombardia come Gaza.

Ci prepariamo stando in forma, minimalisti e sviluppando competenze utili nel mondo. Minimizziamo le possibilità di restare incastrati tenendo sempre in regola il passaporto e non attaccandoci ad un posto in particolare in cui vivere.

Comunque, è uno scenario davvero remoto.

Disastro finanziario.

Perdiamo tutti i nostri risparmi, la nostra azienda va in bancarotta, non riusciamo a trovare lavoro, la nostra casa viene portata via da una frana.

Ci prepariamo restando frugali e lavorando sulle nostre competenze, investendo in modo diversificato e con una strategia ben precisa.

Anche qui, scenario poco plausibile.

Disastro sanitario.

Uno di noi cade in profonda depressione e trascina tutto il nucleo a fondo. Dilapidiamo i risparmi, ci dividiamo, ci tormentiamo a vicenda, costruendoci da soli l’inferno che temevamo.

Minimizziamo coltivando il rapporto tra di noi ogni giorno, abituandoci a fare piccoli gesti quotidiani di affetto, evitando la sciatteria come la peste bubbonica. Ci prendiamo cura della nostra salute, facciamo esercizio, mangiamo bene e riposiamo quanto serve. Chiariamo i diverbi. Sviluppiamo una visione ed un piano condiviso per il futuro. Ci lasciamo l’un l’altro lo spazio e la fiducia che ci serve.

Questo è lo scenario più probabile ed anche il più faticoso da minimizzare.

Conclusione

Questo esercizio è davvero utile. Spesso alcune cose ci fanno più paura di quanto dovrebbero. Altre volte, ci sono scenari seri e plausibili che non prendiamo subito in considerazione e che invece necessitano di tutta la nostra attenzione.