Intervista: Investire è semplice come andare in bicicletta

Photo by James Toose

8 minuti

Categorie

Oggi abbiamo con noi Lorenzo Biagi, autore di investireconbuonsenso.com e di Come investire il mio primo euro. Continueremo la tradizione di scambiarci due chiacchiere sulla sua nuova creazione: Investire è semplice come andare in bicicletta.

Ciao Lorenzo! Allora, parlaci un attimo di questa tua nuova fatica. A chi è rivolta e come gli migliorerà la vita?

Ciao è sempre un piacere passare dal vostro blog anche perché a quanto pare porta fortuna! Il primo libro è andato oltre le mie attese e il secondo di questa serie sta facendo anche meglio. Perché ho parlato di serie? Perché la mia seconda “fatica” è in realtà un ideale proseguimento della prima. In “Come investire il mio primo euro” mi rivolgevo a genitori che ricercavano soluzioni per la creazione di un piano semplice di risparmio e investimento per i figli. In “Investire è semplice come andare in bicicletta” quei figli sono diventati uomini e donne adulti che devono destreggiarsi in un mondo decisamente più complesso (e non solo finanziariamente parlando). Sacrifici, tentazioni, imprevisti, sono solo alcuni dei fattori che rendono difficile tenere la barra dritta in una fase della vita lunga, idealmente dai 20 ai 65 anni di età, con obiettivi che potrebbero in alcuni casi essere mutevoli e raggiunti molto in là nel tempo. I benefici sono illustrati pagina dopo pagina con esempi numerici pratici, ma questa volta l’utilizzo di una “maestra” molto particolare come la bicicletta mi ha aiutato a semplificare il tutto anche in termini di linguaggio. E siccome in bici quasi tutti impariamo ad andare fin da bambini non vedo perché non potremmo fare lo stesso con la gestione delle finanze personali.

Pare proprio che l’esperienza editoriale ti sia piaciuta, visto che sei tornato con questo secondo libro. Dico subito che ne sono contento, ottima lettura. Ma dicci: ne vale la pena? Intendo sia in termini di soddisfazione personale che finanziaria.

La risposta è sì. Prima di tutto perché ti senti orgoglioso di aver compiuto qualcosa di concreto, di pratico. E come sai bene i mestieri di oggi, soprattutto nel mondo dei servizi, faticano nell’offrire questa forma di soddisfazione. Poi sono contento perché sono riuscito a concentrare la mia filosofia in un paio di libri e, a differenza di altri che parlano e basta, a mettere anche nero su bianco il mio pensiero. Potrà essere criticabile, ma averlo certificato su carta o pixel è secondo me importante. Questo secondo libro mi ha poi dato particolare soddisfazione perché le mie due passioni principali, la bici e la finanza personale, hanno trovato una simbiosi perfetta. Ho imparato un sacco di cose nuove proprio sulla bicicletta e mentre macinavo chilometri mi venivano idee a ripetizione in una specie di studio mobile che, combinando aria buona a movimento, mi dava la giusta ispirazione. Fantastico. Lato finanziario non ho mai pensato al libro come a una fonte di ricchezza anche perché, pur autopubblicando, i margini di guadagno sono limitati e il bacino di utenza non è molto ampio in Italia. Certamente fa piacere vedere ripagato anche se in piccola parte lo sforzo, un ingrediente aggiuntivo (ma non decisivo) per la prossima “fatica” che ho già in mente.

Ma che bella notizia! Già non vedo l’ora. Non ti chiederò del parallelismo bicicletta - investimenti, ne parli già nel libro. Sei come me di quelli che spera di vedere sempre più biciclette, magari guidate anche da bambini, sulle nostre strade? Tempo di fare spazio, no?

Il problema è culturale. Siamo cresciuti nel boom della motorizzazione di massa e l’avvento delle auto elettriche non risolverà il problema. Anzi, secondo me l’automobilista si sentirebbe ancora più in dovere di reclamare i suoi spazi stradali perché ha adempiuto ai suoi doveri ambientali. In realtà dovremmo cambiare mentalità. Essere meno pigri, ogni tanto affrontare gli eventi atmosferici per quello che sono e muoverci sempre a piedi o in bici quando le distanze sono inferiori al paio di chilometri almeno. Le piste ciclabili a fatica stanno emergendo. In alcuni casi in modo un pò goffo e poco attraente, ma sia le città che le periferie si stanno attrezzando. Lo stesso turismo richiede questo tipo di mobilità che la bici a pedalata assistita ha reso accessibile a molte più persone. Serve uno sforzo collettivo di rispetto degli spazi da parte degli automobilisti e di maggior pressione mediatica da parte dei ciclisti per avere infrastrutture adeguate e sicure. Ma sono convinto che la direzione è quella giusta.

Spero tu abbia ragione e spero di poter vedere i risultati coi miei occhi e le mie gambe molto presto. Che poi, la bici mi ricorda molto i migliori ETF: il tripudio dell’efficienza. Da ingegnere mi emoziono…

Infatti nel capitolo 8 del libro inizio con la citazione dello scrittore Jody Rosen che dice: “I ciclisti ricavano dai loro mezzi più di quanto vi abbiano investito. La bicicletta è un dispositivo straordinariamente efficace per convertire lo sforzo muscolare in locomozione: in bici una persona si muove quattro volte più veloce che a piedi e usa cinque volte meno energia”.

Canzone preferita mentre si va in bici?

Mi piacerebbe ascoltare musica o podcast mentre percorro decine di chilometri su e giù per i colli bolognesi, ma l’esperienza mi ha insegnato che le orecchie vanno sempre tenute libere per ascoltare quei rumori di “sottofondo” non solo piacevoli (come quelli della natura), ma anche di pericolo (come l’arrivo di un’auto o un animale che attraversa la strada).

Saggio! Allora canzone preferita mentre si prepara un portafoglio d’investimento?

Va bene qui ti accontento perché non vedo pericoli. Non sono certamente un grande esperto musicale, ma sono amante di tutta la musica leggera americana che suona la “carica” (per i vecchietti come me stile Bruce Springsteen tanto per intenderci), ma anche la musica d’atmosfera di stampo nordico/celtico non mi dispiace quando cerco un pò di relax.

Ah, musica per le mie orecchie. Chiaramente c’è un conflitto d’interessi, ma voglio chiedertelo. A chi consiglieresti maggiormente i tuoi servizi di consulenza finanziaria indipendente? C’è una categoria di investitori in particolare che fa errori che non potrebbe permettersi pur di non ricorrere al professionista?

In Italia il 70% degli italiani non si affida a un consulente finanziario. Preferisce nella maggior parte dei casi amici, parenti o notizie online. La consulenza indipendente, quella vera che in realtà in Italia si chiama autonoma e che prevede che il professionista sia iscritto in un Albo dedicato, è conosciuta solo da 1 italiano su 4. Quell’italiano però fatica nell’avvicinarsi a questo mondo perché vede con fastidio il dover pagare una parcella ogni anno. Se pensi che 2 italiani su 3 non sanno che la consulenza bancaria è a pagamento hai già compreso che il problema, anche in questo caso, è spesso culturale. Poi è vero. Non a tutti serve la consulenza indipendente, che lo ricordo mette il professionista nella invidiabile posizione di poter indicare al cliente i migliori prodotti sul mercato ai costi più bassi possibili, senza obbligo di dover collocare il prodotto X o la polizza Y. La consulenza indipendente credo sia utile soprattutto da quel momento anagrafico intermedio della vita in cui le complessità si fanno importanti. Non solo investimenti, ma anche protezione assicurativa, futuro previdenziale, gestione dei debiti, eredità, insomma la gestione complessiva di un patrimonio che richiede aggiornamento, capacità tecniche, passione, gestione delle emozioni e soprattutto convergenza di interesse tra cliente e consulente.

Ho sentito più volte dire: quando sei malato vai dal dottore, quando la macchina si rompe vai dal meccanico quindi quando investi, vai da un consulente indipendente. Ha senso. Sono anche un fermo sostenitore della delega consapevole: non puoi delegare un problema se non ne hai una comprensione sufficiente almeno a valutare i risultati. Per questo mi piace molto quello che fai col blog ed i libri: non solo metti a disposizione un servizio, permetti anche alle persone di valutarlo con consapevolezza. Bravo!

Vado controcorrente e ti dico che non sono d’accordo con chi dice che il consulente finanziario indipendente deve essere messo alla stregua del medico o dell’avvocato. Ti spiego perché. Dal dottore ci andiamo solitamente non per prevenire un malanno, ma quando lo stesso si manifesta. Quindi riconosciamo di stare male, ci viene fatta una diagnosi e siamo felici di pagare un professionista per ottenere un risultato solitamente immediato o comunque che arriverà in pochi giorni o settimane. Lo stesso vale per l’avvocato. Abbiamo un problema legale, lo risolviamo vinciamo la causa e forse l’avvocato nemmeno lo ricontatteremo mai più. Anche qui il riscontro della parcella che pago al professionista è immediato perché la certificazione del successo/insuccesso è evidente. Con il consulente finanziario è diverso. Certo, il check up degli investimenti è utile per capire dove ci troviamo oggi, ma la pianificazione seria ed efficace che segue una ristrutturazione del portafoglio produce risultati nel lungo periodo, anche 15-20 anni. E qui sta la differenza. Come clienti non abbiamo subito la percezione del beneficio che sta creando il lavoro di pianificazione del professionista e per questo è anche difficile accettare di pagare una parcella. Non vediamo dopo poche settimane i rendimenti promessi, a volte addirittura vediamo scenari opposti e questo rende il nostro lavoro decisamente più complesso. I libri e il blog servono proprio a far passare questi messaggi, a rendere le persone più consapevoli e informate su cosa è meglio per il loro benessere finanziario, presente e futuro. Quella delega consapevole di cui parli tu è fondamentale perché essendo impensabile che le persone abdichino all’avere una qualche forma di controllo sui propri soldi, d’altro canto devono riconoscere che tempi e competenze non sempre gli permetteranno di fare un buon lavoro. Trovare un compromesso non è facile, ma ci stiamo provando.

Bella risposta, grazie. Beh, direi che è quasi il momento dei saluti. Vuoi lasciarci un messaggio finale?

Oltre a ringraziarvi per l’ospitalità e lo spazio concesso, posso dire che non vedo l’ora di mettermi al lavoro per il terzo “capitolo” della serie. Per ora non posso rivelare nulla e i tempi di scrittura in questo caso saranno decisamente più lunghi, ma a tutti coloro che hanno letto (e spero apprezzato) i primi due libri credo di poter dire che non rimarranno assolutamente delusi.

Grazie Lorenzo, sempre un piacere averti qui nel blog. Alla prossima!

Vi ricordo il libro di Lorenzo: Investire è semplice come andare in bicicletta. Dategli una occhiata che merita, e poi che fate nelle vacanze di Natale?

Se siete interessati a come investire per i figli il consiglio è di leggere anche Come investire il mio primo euro.

Infine, potete seguire e contattare Lorenzo sul suo blog: investireconbuonsenso.com.